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Villa G

Localizzazione

via Santa Margherita Ligure angolo via Nervi

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Autore

Ing. Ugo Luccichenti

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Anno

1964

 

Stato di conservazione

Edificio esistente

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Bibliografia

"Ville e Giardini"

numero da individuare

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L'ingegnere Ugo Luccichenti è stato uno dei principali protagonisti dell'architettura romana (ma sarebbe più giusto dire italiana)  tra gli anni 40 e 60; fratello maggiore di Amedeo, il quale assieme a Vincenzo Monaco gestiva lo studio romano di maggior successo degli anni 50, la sua notevole attività si centrò prevalentemente nel campo residenziale privato, per una committenza borghese. In questi anni riuscì a costruire opere di sicura rilevanza architettonica, come la palazzina Bornigia a Piazza delle Muse del 1940, il condominio di via Fratelli Ruspoli del 1949 (chiamato “La nave” per la sua facciata ad angolo), il complesso multifunzionale di Belsito in piazza delle Medaglie d’Oro, nel quartiere Trionfale (1953, il quale rappresenta la sua prima collaborazione con la Società Generale Immobiliare, con la quale collaborerà a lungo), l'edificio per abitazione in viale Libia (1953-54) e la palazzina in largo Spinelli, forse, la sua opera più emblematica.

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Il villino di cui ci occupiamo, il cui progetto è datato 1964, appartiene alla tarda carriera di Ugo Luccichenti, quando l’architetto, dopo una lunga e anche travagliata carriera, culminata nelle polemiche legate alla realizzazione dell'hotel Hilton a Monte Mario, si era ormai concentrato nella progettazione di ville principalmente per amici, oltre che nella pittura, che coltiverà fino alla sua morte nel 1976.

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La villa che costruisce a Fregene - unica opera del progettista nella nostra cittadina -, si presenta come una versione moderna della tradizionale casa patio. Di pianta rigorosamente quadrata, tutti gli ambienti abitativi si dispongono lungo il perimetro, attorno ad un chiostro centrale di pianta quadrata, il quale rimane tuttavia collegato con l’esterno grazie alla realizzazione, sul lato sud, di un’area porticata che consente la connessione con il circostante giardino, realizzando una sorta di soggiorno all’aperto.

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Quello che emerge dall'analisi dell'edificio è la chiarezza geometrica dell'impianto; la razionalità della distribuzione senza perdere il controllo formale del progetto; infine, il gusto per l’utilizzo dei materiali costruttivi - calcestruzzo, legno, pietra - in maniera sincera, ma al tempo stesso con una sapienza tale da renderli preziosi, nel solco della migliore tradizione moderna, che affida alla qualità dell’espressione costruttiva il carattere dell’opera.

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Il ritrovamento di questa villa è stato fatto grazie all'aiuto di Fabrizio Monaco, al quale si ringrazia vivamente, così come ai proprietari dell'immobile. Bisogna anche congratularsi per il perfetto stato di conservazione dell'edificio, segno di un interesse attivo da parte dei proprietari per la preservazione di questa importante testimonianza di una delle stagioni più importanti dell'architettura moderna a Roma ed il suo territorio.

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